martedì 17 gennaio 2012

Precari a tempo indeterminato

Ho deciso di dedicare questo post inaugurale ad un argomento non strettamente legato alla fotografia, o meglio non solo, ma a qualcosa che bene o male punge tutti nel vivo. Il titolo è chiaro, non avrebbe bisogno di ulteriori argomentazioni. Tra spread, crolli finanziari, disoccupazione e manovre di ogni sorta non si sa più a cosa aggrapparsi per non cadere in uno stato di depressione galoppante.

In pochi mesi il mondo che conoscevamo, o che pensavamo di conoscere, è totalmente cambiato. Le certezze di un tempo, le assodate dinamiche economiche e sociali, la logica del consumismo e lo stesso concetto di capitalismo, tutto sembra essere d'improvviso evaporato. Dicendo questo non voglio di certo gettare benzina sul fuoco, a quello ci pensano i media, ma oserei suggerire di provare a cambiare prospettiva, cercando di indagare su alcuni aspetti positivi indotti da questa maledetta crisi. 

Primo fra tutti la necessità di nuove idee. Non esiste infatti momento più fertile di una crisi, economica e culturale, per la proliferazione di magnifici spunti di genio. Lo so che in molti hanno ormai perso fiducia nei confronti dell'Italia, questi molti non possono essere ovviamente biasimati,  ma soltanto l'impulso della necessità può spezzare l'apatia, il lassismo e la corruzione che da troppo tempo inibiscono il percorso evolutivo del nostro Paese. Un Paese ferito, frustrato e parecchio claudicante ma che malgrado tutto lo considero ancora il più bello del mondo.

Sia chiaro, non è mia intenzione insinuare che si debba fare spallucce senza preoccuparsi per il futuro. Cerco soltanto di dire che un grosso capitolo di storia ormai si è chiuso mentre un altro se ne sta aprendo , nuovo, diverso, dove diverso non dev'essere inteso come sinonimo di sbagliato o brutto. Vi siete accorti di quanto questa crisi abbia incrementato le riflessioni su temi come la rinnovabilità energetica, il riciclo dei rifiuti e l'immoralità dello spreco? Io ho scoperto per esempio che riqualificare vecchi oggetti, ripensandone l'utilizzo, è un fantastico stimolo creativo.

La fotografia per me è un destino, una strada percorsa sul filo di lana, dove la precarietà è diventata il pane quotidiano. Trasformare una passione in una professione lo si sa, è sempre molto difficile, servono tanta determinazione e tenacia. Scattare fotografie però è anche un'importantissima opportunità, una salvezza, perché mi permette, o meglio mi costringe, a focalizzare la mia attenzione sulla Bellezza, quella stessa Bellezza cui Dostoevskij attribuisce la salvezza del mondo.

2 commenti:

  1. Ieri, dopo mesi di incontri, dubbi, incertezze e nervosismi legati alla precarietà, in un settore lavorativo che non conosce crisi, che anzi aumenta gli incassi nei momenti più drammatici (crisi=scommesse=speranza=?) ho ricevuto una "buona" notizia: una ventina di ragazzi, me compresa, assunti impproriamente con contratto a progetto (che significa svolgere le stesse mansioni degli assunti, senza però ferie, malattia, permessi e con orario che viene comunicato di settimana in settimana) verranno integrati a tempo indeterminato. Ora, cosa c'è di interessante in tutto ciò? C'è che questo gruppo di ragazzi non si conoscevano, ma lavorano nella stessa città, in agenzie diverse di un unico gruppo. C'è che si sono uniti quasi per caso, agendo tramite un sindacato, prendendo coscienza che forse qualche diritto lo avevano anche loro, che essere chiamati di settimana in settimana da anni vuol dire vivere in base alle esigenze dell'azienda e non alle tue.. Potrei andare avanti per decine e decine di righe, ma perderei di vista il punto cruciale, ovvero che questi ragazzi, giovani!, hanno "riscoperto" (o scoperto?) che i cambiamenti non piovono dal cielo (non per noi, per lo meno), ma per far sì che avvengano bisogna prima di tutto sapere: sapere cosa succede, sapere come gira il mondo, sapere che ogni tanto abbiamo dei diritti e non solo dei doveri, sapere che forse non ce la faremo ma che provarci e fallire è già un risultato. Lasciando perdere tutti i ragionamenti che potrebbero essere sprecati sul fatto che il nostro datore di lavoro è un'agenzia parastatale, che sappiamo bene che siamo noi, giovani precari, a mandare avanti questo tipo di settore, che forse il sistema dovrebbe essere rivisto (...), ecco cosa spunta: forse la cosiddetta crisi serve a qualcosa, e non perchè abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, ma perchè abbiamo semplicemente agito, o forse reagito. L'azione umana è creativa, necessaria, vincente; ed è nei momenti di incertezza, di dubbio, di paura, nei luoghi periferici di confine che si generano cose preziose, vere. Quindi sfruttiamo il momento, per lo meno noi giovani, finalizziamo la nostra precarietà verso qualcosa, creiamo nuove Bellezze nelle nostre zone di confine!

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    1. Brava RoS! Chi non osa non si lamenti e se c'è un buono mento per osare è proprio questo, visto che tutto sommato non si ha tanto da perdere... Come dici tu è necessario però essere sempre informati, perchè l'ignoranza è un'arma nelle mani di chi vuole approfittarsi dei giovani, sfruttandoli spregiudicatamente in modo meschino!
      In bocca al lupo!

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